Vito Alfieri Fontana “Ero l’uomo della Guerra”
con Antonio Sanfrancesco
Editori GLF Laterza, 2023
L’Autore
Vito Alfieri Fontana, ingegnere elettrotecnico, nato a Bari 68 anni fa, dagli anni Settanta fino al 1993 è stato progettista e poi proprietario della Tecnovar Italiana di Bari, un’azienda creata dal padre, specializzata nella produzione di componentistica militare, in particolare mine antiuomo e anticarro.
Negli anni novanta, nel mezzo di una crescente lotta da parte di molti attivisti contro l’industria bellica in generale e la produzione delle mine in particolare, attraversò un drammatico percorso di conversione personale. Tanto che nel 1993 decise di chiudere con l’azienda di famiglia e aderire alla campagna internazionale per la messa al bando delle mine. Dal 1999 al 2016, pur avendo incontrato molti ostacoli per la diffidenza che il suo passato suscitava, è diventato “sminatore”, riuscendo ad andare nei Balcani dove è stato capo missione in diversi progetti umanitari, prima con l’Ong Intersos e poi con la cooperazione italiana.
Il Libro
Il libro è una toccante autobiografia che, pur partendo dalle origini della sua famiglia, è incentrata sulla dilaniante presa di coscienza degli effetti causati dal suo mestiere di progettista di mine. Vito Alfieri Fontana non è quello che si definisce “un mercante d’armi”. La sua azienda ha sempre operato nella legalità con contratti con il governo italiano e con governi stranieri, che acquistavano le mine e le componenti militari prodotte dalla azienda di cui era progettista e dirigente.
Nell’incipit del suo libro dice di aver vissuto due vite, la prima delle quali non è stata una sua scelta, mentre la seconda, voluta da lui, è stata frutto di un doloroso percorso personale. Ciò che inizialmente l’ha portato a rivedere la sua attività lavorativa è stata una domanda del figlio che gli chiedeva perché proprio lui dovesse costruire le mine e che un giorno è arrivato a dirgli: “Sei un assassino”. Successivamente, le parole contro l’uso delle mine di don Tonino Bello e di tanti attivisti, tra i quali anche Gino Strada che proprio in quel periodo fondò Emergency con la moglie Teresa Sarti, lo convinsero ancor più al cambiamento.
Decide così di cessare la produzione di mine e di chiudere l’azienda, rispettando i diritti delle maestranze e seguendo tutte le procedure di garanzia previste dalla legge italiana.
Successivamente, per mettere in atto il suo proposito, inizia a rispondere alle richieste di Ong che cercavano persone disposte a diventare sminatori. Dopo molti rifiuti e diffidenze, nel 1999, con l’Ong Intersos, inizia il suo impegno di sminatore nei Balcani, per contribuire a un ritorno alla vita normale della popolazione, al termine di una guerra fratricida.
La migliore sintesi del percorso personale dell’autore è data dalle sue parole nelle prime pagine del libro, quando afferma: “Ho progettato, costruito e venduto due milioni e mezzo di mine antiuomo. Ne ho tolte migliaia, per quasi vent’anni, tutte lungo la dorsale minata dei Balcani, dal Kosovo alla Serbia fino alla Bosnia, rimettendo in funzione abitazioni, scuole, fabbriche, terreni agricoli, acquedotti e stazioni ferroviarie. In queste cifre si racchiudono, simbolicamente, le due vite che ho vissuto.
Dal punto di vista numerico, il bilancio è impari. Da quello della mia coscienza pure, perché il male compiuto resta. Per sempre.”
La guerra in generale e l’uso delle mine in particolare ha un effetto devastante non solo sulle vite degli uomini e degli altri esseri viventi che ne divengono vittime, ma anche sull’ambiente che viene depauperato delle sue componenti arboree e non è più fruibile anche per molti anni dopo la fine delle ostilità. I contadini non possono più utilizzare i propri campi e anche le zone di bosco non possono essere percorse per il rischio di finire su una mina. Per questo il pericoloso lavoro degli sminatori è prezioso e fondamentale per restituire le case e l’ambiente alla loro fruizione “normale”.
Un libro da non perdere per riflettere e acquisire consapevolezza rispetto a una delle maggiori tragedie delle guerre contemporanee: molti paesi, a differenza dell’Italia che ha aderito al Trattato sulla messa al bando delle mine antipersona del 1999, producono ancora le mine che, di conseguenza, vengono utilizzate in tutte le guerre a cui purtroppo assistiamo ai giorni nostri.
Per approfondire il Trattato sulla messa al bando delle mine vedi il sito del Governo Italiano.
Dal libro è anche stato tratto un film “Il successore” del giovane regista Mattia Epifani di Lecce.
Qui il trailer del film
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