Prodotto nel 2013 con una collaborazione di Gran Bretagna, Capo Verde e Belgio
Regia di J. Montevecchi e G. Manrique
destinatario di numerosi premi internazionali
Sandgrains ci fa riflettere sulle “interconnessioni” che scopriamo ogni giorno, tra la nostra alimentazione globalizzata, la povertà e la fame di persone che vivono un po’ più lontano da noi, la rottura di equilibri naturali che fino a poco tempo fa rendevano “normale” la vita di quelle persone.
A narrarci la situazione della pesca a Capo Verde è Zé, un capoverdiano che vive in Svezia, dove è diventato un bravo calciatore e che, dopo dieci anni, ritorna a far visita alla sua isola e alla spiaggia coperta di sabbia vellutata dove aveva imparato a tirare calci a un pallone. Con sua grande costernazione vede che la spiaggia non c’è più e che rimangono solo grandi sassi, mentre la sua famiglia, la cui principale occupazione e risorsa un tempo era la pesca, ora estrae sabbia dal fondo dell’oceano per venderla come cemento a buon mercato.
Con grandissima fatica gli uomini si immergono per raschiare il fondale e portare in superficie una palata di sabbia da versare nei secchi che le donne, con le gambe immerse nell’acqua, tengono tra le braccia per poi, issatili sulla testa, trasferirli sulla spiaggia con il loro carico tra i trenta e i trentacinque chili, facendo anche centoventi giri in una giornata! Ovviamente bisogna cercare la sabbia sul fondale perché quella della spiaggia è già stata tutta venduta. Il guadagno di questa fatica quotidiana per un uomo e una donna è l'equivalente di € 20 in tutto; quanto basta per poter vivere con grande fatica.
Ma perché nel mare pescosissimo di Capo Verde non c’è più pesce, come invece accadeva fino a una ventina di anni fa? Perché i governi locali hanno fatto accordi con l’Unione Europea consentendo la pesca di 5000 tonnellate di tonni l’anno: per assurdo poi, per ogni tonnellata di pesci che eccede il limite concordato, l’Unione Europea fa pagare solo € 65 (meno della quota prevista dall'accordo), incentivando così di fatto la pesca illegale. Inoltre, le navi delle grandi compagnie pescano illegalmente moltissimi squali, dei quali trattengono solo le pinne, rigettando in acqua tutto il corpo, perché le pinne sono molto ricercate per la cucina cinese. In questo modo viene sconvolto l'equilibrio naturale per cui la presenza di molti squali in mare aperto fa sì che i pesci più piccoli vengano spinti verso riva, diminuiti gli squali, i pescatori africani che non hanno attrezzature sufficienti per spingersi al largo non riescono più a procurarsi di che vivere.
Con lo sviluppo edilizio nelle isole principali, a Capo Verde si è creato un forte mercato della sabbia, così i pescatori disoccupati si sono trasformati in sabbiaioli con tutta la famiglia! Ma i danni di questa attività non coinvolgono solo la spiaggia che è sparita e con essa qualche piccolo introito derivante dal turismo, anche i contadini, che hanno dei campi vicino alla costa, non riescono più a coltivarli perché, l’acqua del mare, non più assorbita dalla sabbia della spiaggia, si infiltra lungo la costa, affiora gradatamente sulla superficie dei campi , rendendoli sterili e inservibili.
In conseguenza anche lo sviluppo del turismo che Zé aveva sperato si potesse sviluppare nel suo villaggio è frenato dalla mancanza di spiaggia e di prodotti abbondanti della pesca.
Un esponente di Green Peace, ripreso durante la navigazione in alto mare dove si trovano le grandi navi delle compagnie internazionali, spiega a Zé che negli ultimi cinquant’anni il consumo di pesce nel nord del mondo è molto cresciuto, per cui sono state esaurite le riserve europee e ora gli europei hanno comunque i mezzi per andare a cercare il pesce altrove, mettendo a repentaglio altre riserve ittiche, anche perché i controlli sulla pesca internazionale al momento sono veramente difficili e complicati da effettuare. Conclude ricordandoci che 28 milioni di persone sulla terra, per la loro sopravvivenza, dipendono dalla pesca e, di queste, il 97% vive nel sud del mondo: quando l’oceano sarà un “deserto liquido” come si sfameranno?
Per vedere il film vai sul sito di Open DBD alla pagina dedicata al film.